Roma, 12 mag. - Essere poliglotta può mantenere il cervello giovane, anche se si superano i 70 anni. A questa conclusione è arrivata una ricerca israeliana condotta su anziani di età compresa fra i 75 e i 95 anni. A condurre l'indagine è stato il team di Gitit Kavè, neuropsicologa dell'Herczeg Institute on Aging della Tel Aviv University (Israele).
Lo studio, pubblicato su Psychology and Aging, è basato sulla valutazione dello stato cognitivo di un gruppo di anziani, in relazione alla conoscenza e all'abilità a parlare diverse lingue. I test danno risultati inequivocabili: più lingue si conoscono e si parlano, migliore è lo stato di cognitivo di una persona. "A regalare una mente pronta e lucida in tarda età contribuisce anche il grado di istruzione di un individuo", avvertono gli studiosi. "Abbiamo scoperto - racconta Kavè - che il fatto di sapersi esprimere in più lingue è correlato in modo più significativo allo stato cognitivo proprio negli anziani che non hanno studiato affatto".
A questo punto, evidenzia la studiosa, occorre interrogarsi sul legame tra le diverse lingue e la giovinezza prolungata della mente. Sono le prime a provocare la seconda, o il fatto di aver imparato idiomi diversi non è che il segno di una mente particolarmente acuta, destinata a invecchiare più lentamente del normale? In ogni caso, conclude la Kavè, "conoscere una lingua in più oltre a quella nativa, è una cosa molto positiva. "Nella mia esperienza professionale le lingue diverse sono benefiche a ogni età: regalano una flessibilità di pensiero - conclude - e un canale in più per comprendere le altre culture al meglio".