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Vaccini Luci e ombre sul vaccino antiinfluenzale

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Gli specialisti prevedono quest'inverno un'epidemia influenzale virulenta e consigliano il ricorso al vaccino. Ma non tutti sono d'accordo A Natale, è stato annunciato che dai 5 ai 7 milioni di italiani potrebbero rimanere a letto con l'australiana. Non si tratta di una dolce compagnia, ma di quella annunciata come la più aggressiva influenza degli ultimi anni, attribuibile a un virus che si suppone provenga, appunto, dall'Australia.

Il vaccino è raccomandato dalle istituzioni a tutte le categorie a rischio, alle quali viene offerto gratuitamente, quale "arma principale per la prevenzione". Nella fattispecie, la campagna si rivolge ai soggetti più fragili, cioè adulti con più di 65 anni, bambini di età superiore ai 6 mesi, ragazzi e adulti affetti da patologie croniche.
Gli antivirali risultano essere un'importante arma a disposizione del medico per ridurre i sintomi dell'influenza e i giorni di malattia, costati nel 2006 secondo uno studio promosso da Federanziani, al Servizio sanitario nazionale, famiglie, Inps e datori di lavoro, quasi 3 miliardi di euro.
Da qui l'appello dell'Oms e dei medici di famiglia della Società Italiana di Medicina Generale (Simg): italiani vaccinatevi, non sottovalutate il problema.

Ma la teoria della vaccinazione a tappeto solleva anche qualche perplessità. Paladino del fronte antivaccinale è il dottor Roberto Gava, medico specializzato in Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica, che in un articolo dall'emblematico titolo Seminare la paura per raccogliere nuovi guadagni dalle persone sane? scrive: «Anche in questo autunno assistiamo silenziosi a una massiccia propaganda a favore della vaccinazione antinfluenzale, basata non certo sui dati scientifici, ma sulla nostra emotività...».
A detta del medico, il vaccino antinfluenzale avrebbe una «scarsissima efficacia clinica» poiché nei casi in cui riesce ad essere efficace, evita solo la malattia influenzale causata dal virus identificato e non le sindromi influenzali causate da altri virus. «Studi epidemiologici molto ben documentati» prosegue lo specialista «ci insegnano che solo il 9% di quelle che noi chiamiamo "influenze" sono causate dal virus influenzale vero e proprio e quindi solo queste (anzi, solo una loro parte) potranno essere prevenute dalla vaccinazione antinfluenzale».

Secondo Gava, inoltre, il vaccino non solo permette di ottenere scarsi risultati, ma potrebbe col tempo rivelarsi anche dannoso. E spiega perché: «Il virus influenzale è un virus soggetto a molte e facili mutazioni (è per questo che ogni anno ci sono sempre nuovi ceppi virali). Una delle principali cause inducenti le mutazioni è la circolazione del virus in un ambiente ‘ostile’ che in questo caso è rappresentato dagli individui che sono già stati vaccinati, costringendo così il virus alla mutazione per semplici meccanismi darwiniani di adattamento. Più ci si vaccina più si creano ceppi virali mutati e quindi maggiore è la probabilità di selezionare prima o poi dei ceppi virali particolarmente patogeni e pertanto sempre più pericolosi. La pericolosità dell’influenza allora crescerà e l’industria farmaceutica coglierà questa occasione per spaventarci sempre di più e indurci a vaccinarci più ancora e questo indurrà un circolo vizioso sempre più pericoloso e patogeno per noi e sempre più redditizio per la stessa industria farmaceutica».

http://notizie.alice.it/tecnologia/influenza_vaccino_poro_contro.html?pmk=notggboxop


 
 
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