Il cibo scadente è troppo carente di nutrienti indispensabili
Cibo 'spazzatura' di nuovo nei guai. Snack supercalorici, patatine, hot dog iperfarciti e altre leccornie amate soprattutto dai giovanissimi 'sotto accusa' non solo per i chili di troppo. Il nuovo capo d'imputazione che grava sul cosiddetto 'junk food' stavolta è legato ai comportamenti più violenti e alla criminalità: sarebbero maggiormente diffusi tra coloro che mangiano male. A sostenerlo è una ricerca dell'università di Oxford, che ha analizzato l'alimentazione di mille giovani detenuti tra i 16 e i 21 anni in tre riformatori britannici. Dallo studio, apparso oggi sul quotidiano londinese 'Independent', è emerso che i giovani alimentati in maniera sana hanno ridotto di un terzo i loro atteggiamenti violenti all'interno dei centri di detenzione. "Non vogliamo dimostrare che il cibo è l'unico fattore che influenza il comportamento - spiega John Stein, docente di psicologia nel celebre ateneo inglese - ma che finora ne abbiamo sottovalutato l'importanza". Per questo, l'università ha deciso di intraprendere un progetto che consentirà di incrementare l'apporto di minerali e vitamine nell'alimentazione dei giovani detenuti, monitorando i 'risultati' di una dieta sana per dodici mesi. E uno studio pilota già realizzato lascia ben sperare: in un campione di 231 ragazzi, gli atteggiamenti criminali sono diminuiti di più di un terzo tra i giovani che si sono alimentati correttamente, bandendo il cibo spazzatura. "Stando a questi primi risultati e proiettando i dati che abbiamo ottenuto - sostengono i ricercatori - potremmo ridurre di un terzo la violenza anche all'interno della comunità". Tanto che gli studiosi pensano già al passo successivo, ovvero alla possibilità di diffondere tabelle nutrizionali anche nelle scuole per ridurre la criminalità prima di giungere ai centri di detenzione. Una dieta malsana, ipotizzano i ricercatori, finisce per 'appannare' il cervello a causa di quella carenza di nutrienti, soprattutto di acidi Omega-3, che fanno sì che vi sia una perdita della flessibilità, con una conseguente riduzione dell'autocontrollo.