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Ecologia Diossina, dalle discariche agli alimenti

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La sostanza tossica prodotta nella bruciatura della spazzatura contamina acqua, terreno, piante e animali. Lo rivela un'analisi sulle pecore del Cnr di Napoli e Caserta


Da giorni è piena emergenza rifiuti in Campania, con circa tremila tonnellate di immondizia che stanno mettendo in ginocchio Napoli e dintorni. Ad aggravare la situazione gli incendi appiccati dai cittadini alle montagne di spazzatura, che anziché risolvere il problema, ne aggiungono uno in più alla puzza, alla sporcizia e al rischio di malattie infettive: la diossina, sprigionata nella bruciatura, il pericolo peggiore per la salute degli abitanti. E non solo. È in pericolo la catena alimentare, secondo quanto rivela oggi uno studio del Laboratorio di citogenetica animale e mappaggio genetico dell’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam) del Cnr di Napoli.

La diossina contamina acqua, terreno e piante e provoca danni anche agli animali, in particolare alle pecore della zona. “Le discariche abusive presenti in Campania, soprattutto nelle province di Napoli e Caserta, e la sistematica bruciatura dei vari residui per ridurre al minimo il volume occupato ha comportato un notevole accumulo di inquinanti ambientali, tra i quali le diossine, sostanze altamente tossiche e cancerogene”, spiega Leopoldo Iannuzzi dell’Ispaam-Cnr. “La situazione è peggiorata in questi mesi con l’incendio sistematico dei cassonetti da parte della popolazione locale, che ha inconsapevolmente favorito l’entrata nel ciclo vitale di questo veleno, che inizialmente si deposita su erba, terreno e acque, fissandosi successivamente nei tessuti adiposi degli animali (incluso il grasso del latte) che hanno ingerito cibo contaminato”.

Per controllare le condizioni degli allevamenti dell’area l’Ispaam-Cnr, finanziato dal Comune di Acerra, ha condotto due studi su pecore esposte a bassi e alti livelli di diossine, utilizzando due test genetici sui linfociti di sangue. La diossina lascia infatti traccia a livello cromosomico, perché è in grado di alterare la struttura del Dna. “Le due ricerche”, precisa Iannuzzi, “hanno evidenziato una notevole fragilità nei cromosomi delle pecore esposte alle diossine. In particolare, è risultata pari a 4 volte maggiore, rispetto agli animali di controllo, nelle pecore esposte a bassi livelli di diossine, e da 8 a 14 volte superiore in quelle esposte al alti livelli di diossine. Inoltre, nell’allevamento sottoposto ad alti livelli di diossine sono stati registrati numerosi casi di nascita di feti anormali e di aborti”. I risultati sono significativi perché le pecore, che si cibano esclusivamente su pascoli naturali, rappresentano ottime sentinelle biologiche dell’inquinamento ambientale in territori a rischio. (da.c.)
galileonet.it


 
 
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