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Ecologia Pesticidi in frutta e verdura

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Inchiesta di Altroconsumo su campioni di tutt'Italia

La frutta e la verdura che portiamo a tavola tutti i giorni possono celare una brutta sorpresa . Ad esempio residui di pesticidi. Per quantificare il fenomeno l'associazione di difesa dei consumatori Altroconsumo ha portato in laboratorio 89 campioni di frutta e verdura. Quasi la metà dei campioni contiene residui di pesticidi. Ma la cosa grave è che molto spesso queste sostanze superano i limiti previsti dalla legge, o sono un cocktail di più fitofarmaci.

Altroconsumo ha analizzato 40 campioni di frutta e verdura prodotte in Italia (albicocche, fragole, uva) e 49 di ortaggi (bietole da costa, pomodori, prezzemolo, basilico e lattuga). Tutti prodotti particolarmente a rischio pesticidi, perché si lavano con una certa difficoltà e, nel caso della frutta, si mangiano senza togliere la buccia. Su 89 prodotti, quasi la metà (41) contiene residui di pesticidi. Tra questi, 9 sono fuori legge per la presenza di residui sopra i limiti consentiti. Inoltre 9 campioni su 43 contengono più di 4 pesticidi diversi; in un caso si arriva addirittura al record di 10 sostanze presenti contemporaneamente; in tre casi i residui sono 7 e 8. Altroconsumo ha anche verificato se con i valori presenti nei campioni vi sia il rischio di superare la dose giornaliera accettabile, cioè la dose che può essere assunta ogni giorno per l’intera esistenza senza che ci siano rischi per la salute. È stato considerato il valore sia nel caso di un adulto sia nel caso di un bambino, supponendo che entrambi consumino 500 grammi di frutta e verdura ogni giorno, cosa che corrisponde alla porzione raccomandata dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN). In genere i valori osservati non pongono problemi, cioè non superano quasi mai questa soglia. Fanno eccezione due uve da tavola italiane, il cui consumo porterebbe al superamento della razione raccomandata prevista per i bambini per quanto riguarda un pesticida (il Clorpirifos, un insetticida ad ampio spettro). Superano il limite massimo di residuo previsto dalla legge: un campione di fragole, tre di uva (tutta italiana), uno di bietole, due di prezzemolo (in un caso sono ben due i pesticidi che superano il limite).

Visti questi risultati è difficile non pensare ai pesticidi quando si portano in tavola frutta e verdura. Ma cosa possiamo fare concretamente per limitare la loro presenza nella nostra alimentazione? La risposta non è semplice e non basta orientarsi verso la produzione biologica, perché anche questa non è esente da problemi importanti, anche se di diversa natura. Il consiglio di base per limitare l’assunzione di pesticidi mangiando è sicuramente quello di avere una dieta il più possibile variata. Già lavando la frutta e la verdura con cura sotto l’acqua corrente si compie un’opera di ripulitura abbastanza efficace dei residui di pesticidi che si sono depositati in superficie. Il consiglio, però, è quello di aggiungere all’acqua di lavaggio un po’ di bicarbonato, utile anche per rimuovere i batteri, soprattutto quando si mangia anche la buccia. La sbucciatura elimina quasi completamente i residui di fitofarmaci ed è quindi fortemente consigliata, soprattutto quando non si ha la possibilità di lavare. Però è proprio nella buccia che si trovano gran parte delle sostanze utili presenti in frutta e verdura, in particolare le fibre, e quindi sbucciando le si elimina. Normalmente durante la cottura il calore è in grado di degradare alcuni pesticidi mentre l’acqua di cottura ne dissolve altri (bisogna però buttarla). Purtroppo però non tutti i residui vengono eliminati, perché esistono pesticidi molto resistenti al calore.

Non si possono eliminare completamente i pesticidi dall’agricoltura, ma il loro uso deve essere maggiormente limitato e controllato. Per questo è necessario:
– definire limiti accettabili più rigidi, considerando l’effetto combinato delle varie sostanze e considerando l’impatto dei residui di pesticidi sui bambini, più vulnerabili per peso ed età;
– non permettere la presenza di più di due residui diversi nello stesso prodotto;
– armonizzare la legislazione, in modo che le stesse regole valgano in tutta Europa. Solo così i consumatori avranno la garanzia di consumare frutta e verdura sicure, a prescindere dalla loro provenienza;
– intensificare i controlli, sia in campo sia nei prodotti in commercio;
– incentivare la rotazione delle colture e l’utilizzo di altri metodi di prevenzione dei parassiti, come l’uso di predatori naturali;
– incentivare la ricerca, per capire gli eventuali rischi sul lungo periodo dell’ingestione di residui di pesticidi con l’alimentazione e per valutare l’impatto combinato di più sostanze assorbite insieme nel tempo.

Fonte: Ufficio stampa Altroconsumo 2007.

Il Pensiero Scientifico Editore


 
 
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