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Ogm Semi della discordia

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Aumentano i problemi con gli OGM
di Daniela Cipolloni
Gli Ogm avanzano. Si espande a macchia di leopardo la superficie del pianeta dove si coltivano soia, mais, cotone e altre sementi geneticamente modificate. Secondo il rapporto annuale presentato nei giorni scorsi dall'International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications (Isaaa), il Servizio internazionale per l'acquisizione delle applicazioni agrobiotecnologiche, nel 2006 le coltivazioni transgeniche sono aumentate del 13 per cento - 12 milioni di ettari in più – per un totale di 102 milioni di ettari nel mondo. Risultato: rispetto a dieci anni fa, quando le biotecnologie facevano il loro ingresso nel settore agricolo, l'estensione delle piantagioni Gm è aumentata di sessanta volte.
A guidare la classifica dei maggiori produttori di raccolti manipolati geneticamente sono sempre gli Stati Uniti, che tra il 2005 e il 2006 hanno più che raddoppiato i terreni dedicati a queste colture, passando da 2,2 milioni di ettari a 4,8 milioni. In Sud America a farla da padroni sono Argentina e Brasile, dove le piantagioni di soia, cotone e mais Gm hanno raggiunto, rispettivamente, 18 e 11,5 milioni di ettari. Secondo l'Isaaa, è proprio nei paesi in via di sviluppo che il tasso di crescita è maggiore. Quest'anno in India si è registrato un incremento del 192 per cento, che ha portato il paese asiatico avanti alla Cina e al quinto posto a livello mondiale. In Africa le superfici sono triplicate, e anche l'Europa non si ferma, con la Spagna che detiene la leadership Ue dei suoi 600 mila ettari, seguita da Francia, Portogallo, Germania e Slovacchia.
A sentire l'Isaaa (che però riceve finanziamenti dall'industria del settore), il mondo starebbe dunque abbandonando progressivamente il biologico a favore del biotech. I dati dell'associazione ambientalista Greenpeace dipingono una realtà diversa: in Romania, dopo otto anni di massiccia coltivazione, è scattato il divieto per la soia Gm. In Cina, il Comitato di biosicurezza del governo ha richiesto ulteriori dati e valutazioni sulla sicurezza del riso. In Sudafrica, l’organismo incaricato di deliberare sugli Ogm ha negato l’autorizzazione per campi sperimentali di sorgo transgenico per ragioni di biosicurezza. In India la Corte suprema ha deliberato un divieto temporaneo per tutti i campi sperimentali di Ogm. E nell'Ue 172 regioni e 4500 enti locali si sono dichiarati aree Ogm-free, quindici solo in Italia.
Nel rapporto Isaaa, inoltre, si sottolinea come le sementi Gm consentano di ridurre i costi dei diserbanti e aumentare la produttività. Ma nel 2002 uno studio della Commissione europea (I costi economici del transgenico) sosteneva che queste colture su larga scala rischiano di mettere in ginocchio l'agricoltura tradizionale, rendendo i contadini più dipendenti dalle grandi industrie di sementi e costringendoli a costose misure per evitare la contaminazione. E nel 2006 una ricerca della Cornell University rincarava la dose (Cotone Bt, quanto mi costi?), concludendo che in sette anni le sementi ingegnerizzate sono diventate una rimessa per i coltivatori cinesi. Perché la scomparsa del parassita bollworm ha moltiplicato le specie secondarie di parassiti, costringevano gli agricoltori a un uso fino a 20 volte superiore di pesticidi. Le “zone cuscinetto”, coltivazioni tradizionali intorno a quelle geneticamente modificate, potrebbero essere una soluzione al problema.
Ecco allora la questione cruciale: la coesistenza, un aspetto su cui il rapporto Isaaa tace. Da tempo si susseguono notizie di contaminazioni (Usa, contaminato mais da semina, Usa: un altro caso di contaminazione, Riso Gm dalla Cina), legate alla violazione delle norme vigenti (Ogm inarrestabili) e a buchi nei sistemi di controllo. Ma anche questo è un punto controverso. Qualche tempo fa un rapporto statunitense metteva in dubbio la possibilità stessa di proteggere l'agricoltura tradizionale da contaminazioni transgeniche (Porte aperte agli Ogm). Di recente, invece, il Cedab (Centro di documentazione sulle agrobiotecnologie e sull'innovazione agromeccanica) stimava che la distanza di sicurezza è circa 20 metri, sufficienti a impedire che il polline Gm contamini il mais biologico (La misura della coesistenza).



 
 
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