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Ecologia Nanoparticelle pericolose

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L’allarme riguarda i cosmetici ed è stato lanciato dall’Agenzia di protezione ambientale americana
Un allarme sull'uso delle nanoparticelle nell'industria cosmetica è stato lanciato dall'US Environmental Protection Agency. Secondo uno studio infatti questi additivi, comunemente utilizzati nelle creme solari, nei dentifrici e in altri cosmetici, a contatto con tessuti estratti dal cervello di cavie avrebbero prodotto il rilascio di sostanze velenose per l'organismo. Sebbene sia comunque ancora presto per formulare qualsiasi teoria sulla pericolosità delle nanoparticelle, lo studio condotto da Bellina Veronesi ha sfatato una teoria piuttosto seguita, secondo cui dal momento che particelle di grandi dimensioni non sono pericolose per l'organismo la stessa innocuità vale per quelle più piccole.




Sul banco degli imputati è quindi salito l'ossido di titanio, il pigmento bianco usato, ma in dimensioni ben maggiori, nelle vernici e come rivestimento di alcune medicine. Frammenti della dimensione di alcuni nanometri (milionesimi di metro) sono usati nelle creme solari, per la loro proprietà di assorbire i raggi ultravioletti. Proprio questi frammenti sono quelli sotto accusa, visto che particelle di dimensioni così piccole sono in grado in teoria di superare le pareti dei vasi sanguigni ed entrare in circolo nell'organismo, e ci sono alcuni studi che accusano l'ossido di titanio di essere tossico per vari tipi di cellule.




I ricercatori americani hanno preso alcune particelle di 30 nm commercialmente reperibili e le hanno aggiunte a una coltura di cellule cerebrali responsabili della protezione dei neuroni da agenti esterni. Queste cellule, dette microglia, rilasciano una serie di sostanze chimiche a base di ossigeno che ossidano (in un certo senso "bruciano") gli intrusi. Secondo i primi risultati in presenza di ossido di titanio non c'è questa reazione violenta, ma si registra il rilascio prolungato di piccole quantità di sostanze ossidanti. Un fenomeno che a lungo andare potrebbe portare a patologie degenerative come il Parkinson o l'Alzheimer. Nonostante i risultati siano considerati significativi dalla comunità scientifica, è presto per lanciare l'allarme: non si sa ancora infatti se e eventualmente in che modo le nanoparticelle di titanio siano in grado di raggiungere il cervello se spalmate sulla pelle.


19 giugno 2006
http://ulisse.sissa.it


 
 
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