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Musicoterapia Ascoltare musica fa bene al cervello.

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E non è importante chi l'ha composta, è sufficiente che piaccia. Parola dello psicologo canadese Glenn Schnellenberg, dell'Università di Toronto a Mississauga (Ontario), che smentisce così l’«effetto Mozart», secondo cui i brani del compositore austriaco - e solo i suoi - potenziano le capacità intellettive e aiutano perfino i malati di Alzheimer.
Per lo specialista - che a Lipsia ha partecipato al convegno «Neuroscienze e musica» organizzato dalla Fondazione Mariani -, il presunto effetto Mozart sarebbe da ricondurre a un potere più generico della musica, che è capace di rilassare e di migliorare umore e performance, a patto che sia quella preferita». Lo stimolo uditivo, insomma, quando viene percepito come gradevole, aumenta il benessere.

«Il pentagramma è amico dei bambini»
E il pentagramma si è dimostrato anche amico dei bambini. Se studiano musica - secondo uno studio canadese - saranno più intelligenti. Lo stesso studio ha promosso pure i corsi di teatro: sono un vero antidoto alla timidezza e rendono i piccoli più socievoli.

«La musica “smuove” l’interiorità, stimola risposte emotive sempre nuove - spiega il dottor Angelo Musso, psicologo e psicoterapeuta di Torino -, inoltre ha un forte potenziale evocativo». Il dottor Musso da un anno guida un gruppo di persone attraverso la musicoterapia come tecnica anti-stress. Un corso sperimentale che all’inizio ha visto i partecipanti imbarazzati, timorosi, e poi via via sempre più liberi, guidati dalla musica oltre le barriere del pregiudizio.
In quale modo? Attraverso una serie di tappe, come illustra il dottor Musso indicando uno dei percorsi possibili. Suddividiamolo in tre fasi: nella prima si è partiti dall’ascolto guidato di musiche tradizionali dal mondo, da quelle aborigene alle celtiche, dalle indiane alle tibetane. Quindi ciascun partecipante è stato chiamato a scrivere e a raccontare le sensazioni, o meglio, le immagini che quei suoni gli avevano evocato. Raccontandole subito dopo a voce alta a tutto il gruppo.

Nella seconda fase è stato fatto riascoltare un brano, e successivamente ogni partecipante ha dovuto scegliere un oggetto e riprodurre ciò che aveva interiorizzato. Cucchiai, pentole, coperchi, carta, bastoni gli «strumenti» musicali più utilizzati in massima libertà e soprattutto senza cercare alcuna competizione con gli altri. Quindi il racconto a voce dell’esperienza provata.
Terza fase: si è privilegiato l’ascolto di suoni, rumori, brani che emotivamente provocassero emozioni precise in un percorso che dalla morte arrivasse alla vita, «da Thanatos a Eros»: emozioni da sperimentare esprimendole con il corpo, prima singolarmente, poi in gruppo, «per arrivare a una grande bagarre liberatoria finale», al «carnevale della vita». Il successo del corso si è palesato da solo: più energia, più sorrisi, più soddisfazione, in un parola meno stress.

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