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Ecologia Metal detector e radiazioni

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Almeno una buona notizia ogni tanto!

di: Donata Allegri

Il primo metal detector fu brevettato nel 1932 dal Dr. Gerhard Fisher, il quale fondò la Fisher, che tutt'oggi è una delle principali produttrici mondiali di metal detector. Si trattava di uno strumento molto ingombrante, poco sensibile che funzionava a valvole; inoltre consumava una quantità incredibile di corrente elettrica.



Dr. Gerhard Fisher

Fu grazie agli investimenti e alle ricerche, fatte prima e durante la 2^ guerra mondiale, che si realizzarono i primi metal detector “portatili” (ma ancora molto pesanti) con lo scopo di scovare mine interrate. Terminata la guerra le ditte costruttrici riconvertirono la produzione e realizzarono diversi modelli per uso civile. Negli anni '60 con l'introduzione dei transistor si ridussero drasticamente il peso e i consumi.

L‘utilizzo dei metal detector è andato estendendosi con il passare del tempo: da un utilizzo indirizzato verso la rilevazione di oggetti metallici si è passati ad un utilizzo in svariati contesti industriali. Oggi è uno strumento molto usato per la localizzazione di armi su persone, per la rilevazione di rimozioni illegali di oggetti, per l'individuazione di parti metalliche a scopo investigativo. Per questi motivi, trovano largo impiego in luoghi pubblici come aeroporti, supermercati, magazzini pubblici.

Siccome molti temevano che i metal detector potessero avere delle ripercussioni negative sulla salute delle donne incinte è stata svolta una ricerca da Wolfgang Kainz del Center for Devices and Radiological Health (CDRH) degli Stati Uniti per capire se i metal detector causassero stimolazione nervosa o un innalzamento della temperatura nella madre o nel feto.

Per effettuare questo studio i ricercatori hanno preso in esame e misurato il campo magnetico emesso da nove differenti tipi di metal detector portatili e si è visto che nessuno presentava effetti di questo tipo. I risultati hanno dimostrato che i rivelatori di metallo non causano stimolazione nervosa nociva né per i feti né per le donne incinta. I ricercatori hanno anche confrontato le misure rilevate con questo esperimento con due tabelle di valori standard di sicurezza internazionali (le linee guida sulla protezione dalle radiazioni non ionizzanti del 1998 e gli standard del 1991 dell'istituto di ingegneria elettrica ed elettronica). Questa ricerca è stata pubblicata sulla rivista "Physics in Medicine and Biology". (ecplanet.com)

Istituzione scientifica citata nell'articolo:

U.S. Food and Drug Administration

Donata Allegri
E-mail: donata.allegri@ecplanet.com


 
 
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