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Ecologia Sensibilità chimica multipla

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Solo pochi casi, ma quanti non sono diagnosticati? di: Alessio Mannucci

Dilagano negli Usa ma crescono anche in Italia (sono già 150, anche se ufficialmente non riconosciuti) i casi di sindrome da «Sensibilità chimica multipla», una grave allergia ad un'infinità di sostanze chimiche presenti nell'ambiente «moderno». Una malattia invalidante e progressiva che nel 2002 è stata riconosciuta ufficialmente causa di invalidità civile al 75%.

È il caso di Donatella, 46 anni, terapista: non può aprire le finestre, non può sopportare il contatto con l'acqua dell'acquedotto (per via del cloro), né toccare la carta; alla sua tavola solo poca pasta biologica scondita e carne di coniglio, tacchino e pollo. Non può usare i dentifrici in commercio, né creme per la pelle, anche se la secchezza della cute in inverno le provoca dolorose lacerazioni; i mobili nuovi devono essere fatti solo di vetro e di metallo e può utilizzare solo materassi in cotone naturale; un vero problema trovare indumenti «sopportabili», ed anche detersivi per la casa e per la biancheria. La sua esistenza è la negazione quotidiana di tutto quello che ognuno di noi può normalmente toccare, mangiare, bere, annusare, sfiorare, respirare: a pensarci anche per pochi istanti, un vero inferno, cominciato dal marzo del 1992, quando si è risvegliata dall'anestesia per un intervento chirurgico.

«A poco a poco mi è diventato impossibile lavorare perché la percezione terribilmente intensa di qualsiasi odore mi impediva di stare a contatto con persone profumate, o che solo facevano uso di lacche per capelli. Ogni sostanza chimica inalata mi procurava orticaria, ogni contatto con fibre non naturali mi scatenava una reazione allergica, ogni cosa che mangiavo mi procurava vomito e diarrea».

«Sono già fortunata a non soffrire di sensibilità elettromagnetica, così almeno posso lavorare al computer, telefonare e guardare la televisione».

Per anni Donatella non ha trovato alcuno specialista in grado di riconoscere la sua patologia. Col computer ha rintracciato altre persone nelle sue stesse condizioni: 5 nella sua città (Ferrara), 150 in Italia, molte di più in Canada e Stati uniti; attraverso il web e l'Associazione «Amica», di cui è vicepresidente nazionale, oggi l'instancabile Donatella ricerca le novità in campo diagnostico e terapeutico, tiene in contatto i pazienti e si attiva per ottenere il riconoscimento medico-legale di questa malattia che è stata scoperta negli Usa negli anni '50 ma è stata sempre discreditata dall'industria chimica che la vede come una minaccia per i propri ingenti profitti economici.

CHEMICAL OVERLOAD

D'altronde la produzione globale delle sostanze chimiche è passata da 1 milione di tonnellate all'anno del 1930 ai 400 milioni di tonnellate attuali. Nell'Unione europea sono state registrate circa 100 mila sostanze sintetiche diverse, di cui solo 10 mila sono commercializzate in volumi maggiori di 10 tonnellate, ed altre 20 mila sono immesse sul mercato in quantità comprese tra 1 e 10 tonnellate. Questo significa che la maggior parte dei prodotti chimici di sintesi viene impiegata in piccole quantità, ma a quanto pare diventa un cocktail micidiale per un numero sempre crescente di persone, che manifestano irritazioni cutanee, congestioni, lacrimazione degli occhi, vertigini, dolori articolari e problemi respiratori.

Questo “overload chimico” danneggia il fegato e il sistema immunitario sopprimendo la mediazione cellulare che controlla il modo in cui il corpo si protegge dagli agenti estranei.

La sindrome da sensibilità chimica multipla è una malattia quindi “in progress” che spesso si scopre solo dopo anni di sofferenze; è una sorta di intossicazione progressiva del corpo ai componenti chimici di sintesi: una contemporaneità di più allergie, che si intensificano con l'andar del tempo e con la conseguente maggiore esposizione dell'organismo ai fattori inquinanti.

Secondo L'Accademia nazionale delle scienze americana, 37 milioni di cittadini statunitensi sono affetti dalla sindrome MCS (Multiple Chemical Sensibility). Il meeting strategico dell'Organizzazione mondiale della sanità (che si è svolto a Ginevra nel settembre 2000) sul rapporto tra qualità dell'aria e salute ha stabilito che «fino a un miliardo di persone, prevalentemente donne e bambini, sono esposte regolarmente a livelli d'inquinamento dell'aria sono superiori anche di 100 volte i valori indicati nelle direttive dell'Oms».

Non a caso l'allarme è partito proprio dagli Stati uniti, dove da diversi anni si stanno diffondendo le associazioni di cittadini impegnate per il riconoscimento dei diritti delle persone chimicamente sensibili e per i malati ambientali. Si deve ricordare l'instancabile impegno di Irene Wilkenfeld, una divulgatrice scientifica che, dopo aver subito un'esposizione a chlordane (un insetticida a vasto spettro, tossico anche per l'uomo) ha fatto della sua vita un impegno costante per mettere fine alla presenza dei pesticidi all'interno delle scuole e per far cessare (riuscendoci!) le spedizioni per posta di pubblicità commerciale contenente campioni profumati.

Non è stata risparmiata però dal male: si è spenta poche settimane fa, lasciando un'importante raccolta bibliografica di lavori scientifici su questa nuova malattia, e di testimonianze di pazienti.

LEGGE CHIMICA

Il Parlamento europeo dovrà votare presto una nuova legislazione che dovrebbe tutelare l'ambiente e la popolazione dall'avvelenamento da composti chimici tossici. La Commissione europea ha stimato che la proposta legislativa costerà all'industria chimica circa 200 milioni di euro all'anno (per una durata di 11 anni): nonostante questo importo rappresenti solo lo 0,04% del loro fatturato annuale, le industrie temono ripercussioni negative sul business, e quindi hanno richiesto un'ulteriore valutazione d'impatto.

Il testo della proposta si trova al sito www.chemicalreaction.org

INVISIBLE DISABLES

I malati italiani di sensibilità chimica multipla si trovano a vivere come «disabili invisibili». Mancano norme di tutela adeguate e definite da linee-guida di tipo socio-sanitario. Sono solo due i centri che si occupano di MCS nel nostro paese: l'ospedale civile di Brescia e il Policlinico Gemelli di Roma. I sintomi che questa sindrome comporta potrebbero essere curati con farmaci prescrivibili dal medico di base (se il paziente li sopporta, dato che in molti casi l'unico rimedio è la terapia omeopatica) ma alcuni esami specifici possono essere fatti soltanto all'estero.

Il malato di MCS vive una disabilità ancora più grave perché non ha alcuna assistenza medica specifica (in Italia la malattia non è riconosciuta e non esistono centri adeguati per la diagnosi e la cura), perché deve abbandonare il lavoro (per la presenza di prodotti chimici, di detersivi e deodoranti ambientali, per il fumo passivo), perché la sopravvivenza diventa difficile anche all'interno della propria abitazione ed infine a causa dell'isolamento sociale.

È difficile dire quanti siano attualmente in Italia i malati di MCS, ma è facile prevedere che il loro numero sia destinato ad aumentare: per questo l'associazione «Amica» ha proposto una petizione per il riconoscimento giuridico-sanitario della malattia. (ecplanet.com)

Fonti:
- www.ilmanifesto.it
- www.infoamica.org

Alessio Mannucci
E-mail: hugofolk@ecplanet.com


 
 
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