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Psicologia Ansia e depressione – seconda parte

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- Come il respiro può agire su questi stati psicologici -


Respirando la persona può ripercorrere a ritroso la catena di eventi che hanno portato al disagio, anche se questi avvenimenti sono molto remoti o risalenti al periodo intrauterino.
Tanto più remoti saranno gli avvenimenti, tanto più ad essere ricordati non saranno avvenimenti ed immagini, ma stati d’animo e sensazioni, in un processo comunque liberatorio. Tutto ciò avviene attraverso l’esperienza diretta e non con lunghe e verbose sedute, letture o riflessioni, che riguardano l’ambito mentale e spesso rimangono a questi confinate - a che serve capire tutto del proprio disturbo e comunque non poter risolverlo?
Nella sessione di respiro - ansiosi e depressi necessitano di almeno di 10 incontri per mia esperienza, per poter usare in modo autonomo lo strumento e sbloccare le situazioni più pesanti - una guida avrà semplicemente il compito di assicurare che l’assistito non si addormenti o si distragga attraverso movimenti del corpo – che resta il più possibile immobile -, o si ritrovi da solo in mezzo al risveglio di ricordi ed emozioni particolarmente intense.

Semplicemente portando l’attenzione al respiro, tutto ciò che è nascosto
emerge: nel corpo le tensioni fisiche, nelle emozioni quelle represse e bloccate, nei pensieri quei ricordi ed immagini di eventi attesi o passati che agiscono nel profondo, e infine nell’anima la visione del mondo.
Di fronte a questa “ondata”, è importante la presenza di qualcuno che aiuti a lasciare andare tutto ciò, ad accettarlo, a smettere di nasconderlo, di occultarlo, di giudicarlo.

Il viaggio inizia partendo da quello che c’è come da sempre affermano i saggi, quindi ansiosi e depressi iniziano percependo prima di tutto i propri limiti fisici, i propri blocchi respiratori, le tensioni croniche. Poi, la sensibilità che il respiro induce fa emergere anche i blocchi emotivi, quindi quelli mentali, più sottili, ed infine quelli spirituali.

Il depresso può così riconnettersi alla vita, lasciandola entrare: sul piano fisico, sotto forma di
elettroni ed ossigeno che rivitalizzano l’organismo; sul piano emotivo, emozioni lungamente
represse una volta scaricate lasciano il posto ad altre, più delicate e luminose. Sul piano mentale, ricordi ed immagini pesanti sono lentamente assimilate, e l’attenzione può finalmente rivolgersi
ai ricordi ed alle impressioni felici. A livello spirituale il depresso fa pace con il tema
dell’abbandono, della perdita, della morte e della malattia.

L’ansioso, “guarendo”, a livello fisico si permette di fare espirazioni più lunghe, lascia uscire
l’aria, svuota completamente i polmoni: accetta il rischio di trovarsi senza riserve e senza sicurezza
nei confronti dello sconosciuto, successivo e nuovo inspiro. Sul piano emozionale lascia andare
la paura – avvertibile nel corpo con un freddo intenso – e nella mente smette i prefigurarsi pericoli e
aggressioni, iniziando a nutrire sentimenti di fiducia nei confronti della vita.
Questo lo porta al successivo stadio di guarigione, quello spirituale, in cui riconosce la propria
vulnerabilità come risorsa anziché come limite, come condizione necessaria per essere
attraversati, e quindi nutriti, dalla corrente della vita.

Alessandro D’Orlando – psicologo e formatore, 348 – 2439492, adorlando@libero.it


 
 
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